Scegliere bene a chi affidarsi, per evitare possibili imbrogli
IL RISVEGLIO DI UN CERTO INTERESSE NELLA COMPRAVENDITA DELLE FARMACIE, DETERMINATO DALL’ARRIVO DEL CAPITALE, FAVORISCE L’APPRODO NON SOLO DI SOCIETÀ COMPETITOR, MA ANCHE DI ATTIVITÀ ILLEGALI. “AGUZZATE LA VISTA” PRIMA DI AFFIDARE L’AZIENDA A ESTRANEI O A IMPOSTORI
di Matteo Oberti
“MATTEO, 7 ORIZZONTALE 10 LETTERE: “GLI ABITANTI DI IVREA”. LO SAI COME SI CHIAMANO?”. “NO MAMMA… IVREANI?… IVRERIESI?…IVRE…”. “MA… NO… MATTEINO, CHE DICI?”, RIDACCHIANDO INTERROMPE I MIEI TENTATIVI… “EPOREDIESI!”.
Che bei ricordi, quelli estivi, a giocare con mamma e con mia sorella, a risolvere la “Settimana Enigmistica”, quante cose ho imparato dai suoi racconti che argomentavano ogni gioco, dalle soluzioni dei cruciverba, alle “spigolature” e ai quiz. Sorseggiavamo insieme una bevanda alla menta o una cedrata (chi si ricorda la pubblicità della Tassoni con Mina?) e al fresco dell’ombrellone passavamo l’estate delle ferie di papà.
Una delle cose che più mi colpiva della “Settimana Enigmistica” era la frase in calce alla copertina: “Rivista che vanta innumerevoli tentativi di imitazione”. Mi sono sempre chiesto, da bambino, perché esistessero altre riviste simili quando era sufficiente comprare l’originale; mi domandavo anche chi potesse scegliere di comprare un “falso” e perché, e infine mi immaginavo come potessero essere arrabbiati i vari Ghilardi, Bartezzaghi, insomma i famosi enigmisti della rivista.
Il bello è che me lo chiedo anche oggi, non riferito ovviamente alla “Settimana Enigmistica”, bensì alla mia società, da quando cioè ho scoperto un tentativo concorrenziale di camuffamento. Dalla nostra fondazione, dal 1998, come prima società specializzata nella compravendita di farmacie, abbiamo sicuramente attirato l’attenzione e fatto accendere la lampadina ai più che dopo poco hanno dato vita a simili attività, ma fin qui poco male. Alcuni addirittura si arrogano il merito di aver raggiunto i trent’anni d’operatività (meno male che fa fede l’iscrizione alla Camera di commercio), ma questo lo si può considerare un peccato veniale.
Ben altra colpa ha chi, invece, recentemente, non si è sforzato neppure di inventarsi un nuovo nome, un nuovo logo (come almeno hanno fatti gli altri), e ha replicato su internet e su quasi tutti i social, il nostro nome e l’oggetto di attività, nonostante sia tutto coperto da marchi registrati.
Infuriato, ho subito incontrato l’amico avvocato, che è scoppiato a ridere: “Sembra che adesso la compravendita di farmacie sia l’attività più facile e remunerativa del mondo, altro che Cristiano Ronaldo”.
Quanto meno è riuscito a farmi sorridere e a tirarmi su il morale, ma poi mi ha anche dato una diversa lettura che mi ha incuriosito: “Matteo, ci conosciamo da una vita e, se decidi, seguo le tue richieste, ma ascoltami: essere copiato è sinonimo di successo, di aspirazione e di merito, ti faccio alcuni esempi: sulle bancarelle dei “vu cumprà” non trovi borse con marchi sconosciuti, ma copie e repliche delle famose griffe italiane e francesi; l’iPhone ha appena compiuto 10 anni e ha fatto scuola e ora gli smartphone sono tutti simili. Ma soprattutto, ricordati la cosa più importante: oltre vent’anni di attività non si replicano con uno slogan urlato su internet se dietro non c’è esperienza, know how, e professionalità”.
Tranquillizzato, esco dal suo ufficio e di li a poco squilla il telefono: “Dottor Oberti?”. Quando non riconosco il numero e il mio interlocutore inizia così la telefonata mi preoccupo, ma ora non è il caso. “Sono il prof… dell’Università di Economia di… la seguo da tempo, leggo i suoi lavori e la sua rubrica su “Farma Mese”. La contatto per un’intervista telefonica sulle nuove valutazioni delle farmacie, alla luce dell’entrata in vigore della nuova Legge sulla Concorrenza dell’estate 2017. Con alcuni colleghi in facoltà stiamo creando un gruppo di lavoro che studi gli effetti della legge sui vari settori”.
“Buongiorno professore, che onore, come posso esserle utile?”. “Le chiedo informazioni sull’evoluzione delle valutazioni delle farmacie da un anno a questa parte”. “Volentieri professore, ma quanto tempo ho per rispondere? Perché il tema è affascinante e devo raccontarle un sacco di cose”. “Non si preoccupi: mi racconti tutto quello che ritiene necessario, abbiamo un paio d’ore prima che il custode chiuda la facoltà!”. “Mi scusi professore, ancora una domanda prima di iniziare l’analisi. Quante società saranno coinvolte nel progetto?”. “Ma, guardi, oltre al nostro team in facoltà abbiamo aperto a una manciata di professionisti esterni oltre che alla sua società.
Poi nessun’altra, il nostro monitoraggio non ha portato un “feedback” positivo sulle altre aziende, ma soltanto sulla sua”. Fortunatamente il mio interlocutore, non trattandosi di videochiamata, non ha potuto vedere il mio sorriso a 36 denti felice della sua risposta. Il seguito sarà programma futuro che vi racconterò, mentre invece ora mi sorge un dubbio: i clienti saranno capaci di distinguere, capire e trovare le differenze tra la mia società e l’impostore? (come nel gioco della “Settimana Enigmi- stica” “Aguzzate la vista”?).
Il nostro settore, intermediazione di farmacie, non è tutelato o monopolizzato come quello delle farmacie. Quindi si investe quotidianamente sulla creazione di barriere all’ingresso di nuovi competitor e su come fidelizzare il rapporto con il cliente, cercando di puntare su ascolto, consiglio, professionalità, correttezza e trasparenza.
Ma sto ragionando da intermediario o ancora da farmacista?
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