Il mio articolo pubblicato sul Magazine Farmamese – Dicembre 2017
Al calar della luce, visibilità e sicurezza vengono meno e così anche una piccola minaccia può apparire come un’enorme difficoltà. Siamo proprio sicuri che le farmacie andranno tutte in mano al capitale? L’esempio di Maurizio e della “catena” casalinga.
“Al tramonto anche un nano sembra un gigante” perché al calar della luce le ombre si allungano. Così recita un proverbio tedesco, come ci racconta un dj durante una trasmissione radiofonica, che ascolto viaggiando in auto in uno dei miei tanti spostamenti quotidiani. La sua interpretazione del proverbio è molto affascinante: sostiene che al calar della luce, ossia al venire meno della sicurezza e della visibilità, una piccola minaccia possa essere vista come un enorme difficoltà. La mente lo ricollega subito, a ragion veduta, con l’approvazione della Legge sulla Concorrenza e con la storia del giovane farmacista Maurizio.
“Ma basta con ‘ste reti, chissenefrega, io la rete ce l’ho già: le mie farmacie e quelle di alcuni amici/colleghi. Nessun problema, vado dritto per la mia strada”: così mi risponde Maurizio (nome che prende spunto da Maurizio Mencarini, nostro referente per il Lazio Umbria e un po’ di Toscana), giovane e brillante farmacista alla terza generazione di titolari, alla mia domanda su cosa ne pensasse delle Reti di farmacie di cui si sente tanto parlare in questo periodo. “Anzi” prosegue “che cosa c’è di bello in vendita dalle mie parti?”
E qui comincia il racconto di oggi, presentandovi Maurizio, appunto, che è un giovane farmacista neanche trentenne laureatosi brillantemente pochi anni fa e proiettato dai genitori subito alle redini del loro “piccolo impero”. Appassionato di tutto quanto è “social”, ci segue su internet, accanito lettore di questa rubrica (attendo curioso la sua telefonata quando si riconoscerà nel protagonista di questa storia). Un giorno mi scrisse su “Messanger” chiedendomi, appunto, un primo contatto. Poi, di seguito, telefonate e incontri conoscitivi. La famiglia di Maurizio, alla luce di quanto successo con l’approvazione della Legge sulla Concorrenza, ha deciso di investire, meglio e massicciamente, sul settore, disinvestendo da altre proprietà e acquistando più farmacie, per creare una piccola rete di punti vendita, gestiti personalmente ognuno da un familiare, ma con una strategia unica, centrale. Mi spiega come funziona e resto a bocca aperta ascoltando i numeri che sono riusciti a realizzare: primo margine non inferiore a 36 punti percentuali medi e con punte di 39, utile netto riclassificato che oscilla tra 18 e 21%.
A questo punto chiedo di dare un’occhiata al bilancio e, guardando lo stato patrimoniale, non trovo “prelevamenti titolare”. Quindi chiedo: “Bravi, finalmente manager oculati, vi stipendiate senza “prelevare” disordinatamente; però le faccio una domanda, perché vedo così pochi interessi, nonostante una massa di denaro lavorata molto importante?”. “Grazie a papà e ai suoi risparmi, a noi i soldi costano pochissimo tra lo 0 e l’1 per cento perché la banca è ampiamente garantita, ma noi non ci indebitiamo mai troppo, al massimo al 35/40% per non partire già in affanno. Così ci ha insegnato papà, a non spendere mai più di quanto guadagniamo e, soprattutto, a risparmiare”. Propongo a Maurizio l’unica farmacia in portafoglio con caratteristiche vicine ai suoi “desiderata” e nell’arco di pochi giorni organizziamo la visita.
La visita alla farmacia dura poco. Maurizio è molto pragmatico, non gli interessa molto lo “status quo” lui già pensa alla ristrutturazione, al riammodernamento e a quello che diventerà quando sarà entrata a far parte del loro gruppo. “Vede, dottor Oberti, il nostro commercialista, amico di famiglia da una vita, non è esperto di farmacie, ha solo noi e molti clienti industriali e ci tratta come loro; riunione trimestrale per fare il punto della situazione e analizzare l’andamento dell’azienda per organizzare acquisti e investimenti. Durante queste piccole riunione nel suo studio ci racconta le novità fiscali e sorseggiando un caffè ci fa degli esempi pratici per spiegarci meglio come applicarli al nostro bilancio. Nella prima riunione post approvazione della Legge sulla Concorrenza” prosegue Maurizio entrando nel vivo dell’argomento “ci ha illuminato con il suo business plan, spiegando l’importanza di investire e diversificare nel mondo delle farmacie, ma da soli, senza “catene”. Anzi, siamo anche usciti da un gruppo di acquisto di cui faceva parte la prima farmacia di nostro papà”.
Di li a pochi giorni, scambio di tutta la documentazione necessaria, secondo sopralluogo con familiari, e via spediti verso i contratti. Visti i tempi ristretti, non è ancora possibile raccontarvi di performance eclatanti: la presa in carico della nuova farmacia non è ancora avvenuta, però fra un po’ di mesi lo andrò a trovare e vi ragguaglierò sugli sviluppi!
Durante queste ultime settimane sono stato invitato ad ascoltare molti “esperti” del settore a convegni, work shop, manifestazioni e riunioni sindacali. Ma in realtà la migliore analisi l’ho avuta proprio da Maurizio, che, forse senza accorgersene, in uno dei tanti incontri e delle tante chiacchieriate che abbiamo fatto, così interpretò il momento che sta attraversando il mondo della farmacia: “L’innovazione nasce sempre dal basso, come per esempio Facebook e Apple; sono tutti partiti da un garage o da una cantina. Forse anche Federfarma dovrebbe, oltre che spostare gli uffici (e lo dice ridacchiando sotto i baffi), chiedere e ascoltare chi, come noi, in farmacia col camice e dietro al bancone, ci sta davvero tutti i giorni”.
Concludo con un paio di riflessioni sull’entrata in vigore della Legge sulla Concorrenza.
1) Le professioni si trasformano. Chi non cambia è destinato a essere cambiato o a scomparire. Guardatevi intorno: non esiste un mestiere che non si stia trasformando. Tutti devono provare a reinventarsi con umiltà e fantasia ma al farmacista spetta, forse fra tutti, il compito più semplice: diventare o tornare a essere ciò che siamo, farmacisti!
2) Sento dire che con lo sbarramento al 20% solamente cinque gruppi avrebbero tutto il mercato, e così si parla di oligopoli. Ma pensandoci bene, ciò vorrebbe dire qualcosa come 14/15.000 atti notarili con altrettanti venditori. Esatto, non si sta parlando di aperture, ma bensì di acquisizioni. Sta a singolo farmacista decidere, in primis, se cedere, perché nessuno può obbligarlo. E poi se cedere a un collega o a una società di capitale.
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