Ogni farmacia è un caso a sé e ogni momento è diverso dall’altro.
IL VALORE DI UNA FARMACIA È LEGATO INNANZITUTTO A UNA SERIE DI MOTIVAZIONI, DALLO STATO PATRIMONIALE AL CONTO ECONOMICO, DAL GIRO D’AFFARI AL MARGINE E ALL’EBITDA. VANNO CONSIDERATI NON SOLO LA PECULIARE SITUAZIONE, MA ANCHE IL MOMENTO STORICO IN CUI SI VENDE O SI COMPERA.
di Matteo Oberti
«HO APPENA FINITO UNA LUNGA TELEFONATA CON UN CLIENTE, TITOLARE DI FARMACIA…». INCOMINCIAVA COSÌ, ALCUNI MESI FA, IL POST CHE HA AVUTO PIÙ VISUALIZZAZIONI, COMMENTI E LIKE (oltre 6.000) da quando ho iniziato la mia attività social. Il cliente -proseguivo nel racconto- «voleva a tutti i costi convincermi di saper valutare una farmacia: 1.4 – 1.6 volte il fatturato -cosa ci vuole?- anzi forse anche 1.7».
E alla mia domanda: «Questi parametri, secondo lei, valgono per tutte le farmacie, indistintamente dal fatturato, dalla redditività o dalla zona?». «Ma certo, dottor Oberti, le farmacie sono tutte uguali».
A questo punto, proseguivo nel post con un veloce commento sulla metodologia, ma chi mi segue saprà già il mio punto di vista al riguardo: «Sarà, ma io resto dell’idea che i prezzi oggi vadano personalizzati ed espressi dopo attenta valutazione di diversi fattori, della farmacia innanzitutto, poi del contesto in cui si lavora e dei dati di bilancio».
E fin qui, tutto bene. In conclusione, conoscendo la situazione della farmacia in questione, lo stato patrimoniale e il conto economico, i ricavi, il margine e l’Ebitda, mi permettevo una nota effettivamente piccata, ma esclusivamente personalizzata e confacente alla realtà, che così faceva: «Ripensandoci, non sarà quella del mio interlocutore, in realtà, più una speranza che una certezza, per poter rientrare di tutti i debiti, che da bilancio ammontano a oltre 1.5 volte il fatturato?».
Da qui un’infinita alzata di scudi di alcuni titolari stizziti (ma perché?) e arrabbiati (non è colpa mia, ma del titolare/imprenditore se il suo bilancio faceva un po’ acqua da tutte le parti).
Facciamo un po’ di sana autocritica.
Certo che siamo proprio “speciali” noi titolari (ahimè, ormai io sono soltanto un ex): non riusciamo mai a imparare dalla storia, né della nostra categoria, e così cadiamo nelle cattive abitudini. Quando c’è un periodo di calma non prendiamo mai l’iniziativa e stiamo in fiduciosa attesa ad aspettare l’evolversi degli eventi, godendoci il momento prospero e florido. Così, quando poi arrivano i vari decreti, leggi ed emendamenti che modificano la situazione, siamo costretti a subirli, giocando in difesa.
Non impariamo nulla neppure dalla storia economica, che suggerisce agli imprenditori di garantirsi fortissimi guadagni soltanto rischiando e acquistando beni ai minimi storici (si comprano azioni, titoli, ma anche immobili quando tutti vendono), per poi rivenderli alle massime quotazioni.
Esattamente l’opposto di quello che succede nel nostro mondo, in cui tutti vogliono comprare quando la situazione è tranquilla e serena e, dunque, alle massime quotazioni, perché in questo periodo i titolari in primis, ma poi l’intero “sistema”, alza automaticamente i prezzi. Mentre quando c’è stress, incertezza e preoccupazione sul futuro nessuno compera. Però attenzione: in questo caso la discesa dei prezzi non è così automatica e immediata.
Alla fine mi sono consultato con il mio amico Albert Einstein e lui mi ha suggerito di chiudere il mio intervento dicendovi che: “Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati migliori”.
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